Nine Marks of a Healthy Church/A Biblical Understanding of Church Membership/it

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Revision as of 16:15, 23 July 2008 by Kirstenyee (Talk | contribs)
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L’appartenenza nella Bibbia

“Essere un membro di chiesa”, nel senso in cui lo intendiamo oggi, non è biblico. Non abbiamo elenchi dei cristiani del primo secolo che vissero, ad esempio, nella città di Gerusalemme e di come decidessero di unirsi ad una particolare assemblea di; credenti. Possiamo dire che non c’era la corsa ad accaparrarsi membri, perché in un luogo c’era una chiesa soltanto e che nel Nuovo Testamento non esiste alcun elenco degli appartenenti ad una chiesa. Nel Nuovo Testamento, ci sono invece liste di persone legate ad una chiesa. Si tratta di vedove sostenute dalla chiesa (1 Timoteo 5) o di persone i cui nomi che sono nel Libro della Vita dell’Agnello (Filippesi 4:3; Apocalisse 21:27). Nel Nuovo Testamento, inoltre, ci sono passi che implicano l’esistenza di termini chiari riguardo all’appartenenza ad una chiesa. Le chiese sapevano chi erano i loro membri. Ad esempio, le lettere di Paolo alla chiesa di Corinto indicano che alcuni individui dovevano esserne esclusi (vedi 1 Corinzi 5) e che alcune persone dovevano esserne incluse (vedi 2 Corinzi 2). In quest’ultimo caso, Paolo menziona addirittura una “maggioranza” (2 Corinzi 2:6) che aveva infl itto la punizione dell’esclusione dalla chiesa ad altre persone. Quella “maggioranza” poteva essere soltanto la maggioranza di un gruppo di persone riconosciute come membri della chiesa.

L’appartenenza è un impegno

Tra i cristiani, l’appartenenza ad una chiesa si è sviluppata come un tentativo per aiutarci a stare insieme, con senso di responsabilità e con amore. Nell’identifi carci con una chiesa particolare, facciamo sapere ai pastori e agli altri membri di quella chiesa locale che intendiamo impegnarci a frequentare, ad offrire, a pregare e a servire. Facciamo crescere le aspettative degli altri nei nostri confronti e facciamo sapere che siamo sotto la responsabilità di quella chiesa locale. Assicuriamo alla chiesa il nostro impegno per Cristo, nel servire insieme con gli altri membri, sollecitiamo il loro impegno nel servirci nell’amore e ad incoraggiarci nel discepolato.

In questo senso, l’appartenenza ad una chiesa è un’idea biblica. Inoltre, deriva dall’uso che Paolo fa dell’immagine del corpo in relazione alla chiesa locale. Deriva dalla nostra salvezza per grazia in Cristo, che ci ha posti nella chiesa per servirLo nell’amore e per servire gli altri. Deriva dal nostro impegno reciproco, indicato nelle Scritture con espressioni come “insieme” e “l’un l’altro”. Tutto questo è racchiuso nel patto di una chiesa sana (vedi l’Appendice).

Non dovrebbe sorprenderci che un maggiore allineamento con l’insegnamento biblico della nostra comprensione dell’evangelizzazione, della conversione e del Vangelo, abbia implicazioni nel nostro modo di intendere l’appartenenza alla chiesa. Inizieremo a considerare l’appartenenza alla chiesa non come un’affi liazione scarsamente impegnativa, utile soltanto in alcune occasioni, ma come una continua responsabilità, che ci coinvolge nella vita gli uni degli altri, secondo le fi nalità del Vangelo.

Una grande differenza tra appartenenza e impegno

Non è insolito trovare una grande differenza tra il numero dei membri di una chiesa ed il numero di quanti si impegnano attivamente. Immagina una chiesa di 3.000 membri frequentata soltanto da 600 persone. Temo che oggi molti pastori evangelici siano più orgogliosi del numero dei membri dichiarati di quanto non siano affl itti per lo scarso numero dei partecipanti. Secondo un recente studio della Convenzione Battista del Sud, questo è normale nelle loro chiese: una tipica chiesa battista del Sud conta 233 membri e soltanto 70 partecipanti al culto domenicale. Le nostre offerte vanno meglio? Quali chiese locali hanno un bilancio equivalente o eventualmente superiore al 10% dell’insieme delle entrate annue dei propri membri?

Essere membri è una responsabilità

Eccezion fatta per le circostanze in cui gli impedimenti fi sici non consentano la partecipazione, oppure le diffi coltà economiche impediscano di offrire, questa situazione non lascia forse intendere che l’appartenenza sia stata presentata come qualcosa che non implica necessariamente l’impegno? Che cosa signifi ca, allora, avere questo numero di membri? Le cifre possono essere degli idoli, così come lo sono le immagini scolpite; forse è più facile che lo siano. Ma è Dio che valuta le nostre vite e penso che vaglierà le nostre opere più di quanto non contino i nostri numeri. Se la chiesa è un edifi cio, allora noi dobbiamo esserne i mattoni; se la chiesa è un corpo, noi dobbiamo esserne le membra; se la chiesa è la famiglia della fede, si presume che facciamo parte di quella famiglia. Le pecore fanno parte di un gregge ed i tralci sono parte di una vite. Secondo la Bibbia, se si è credenti, bisogna essere membri di una chiesa. Lasciando da parte per un istante i dettagli concreti, che l’elenco dei membri sia tenuto su schede o sia registrato in un computer, non dobbiamo trascurare di riunirci regolarmente (Ebrei 10:25). Questa appartenenza non signifi ca semplicemente che una volta abbiamo sottoscritto una dichiarazione, o che proviamo affetto per un luogo che ci è familiare. Deve rispecchiare un impegno vivo, oppure è inutile, anzi più che inutile, è pericoloso.

Essere membri è una testimonianza collettiva della salvezza

I membri “non impegnati” confondono sia i veri membri sia i non-credenti riguardo al signifi cato di essere cristiani. Inoltre, i membri “attivi” non rendono alcun servizio ai membri “inattivi”, se consentono loro di continuare ad essere degli appartenenti ad una chiesa, perché questa appartenenza rappresenta il riconoscimento della salvezza di una persona da parte dell’insieme della chiesa. Lo ripeto: bisogna capire con chiarezza che il riconoscimento dell’appartenenza ad una chiesa è la testimonianza collettiva, resa dalla chiesa stessa, della salvezza individuale di un suo membro. Com’è possibile, allora, che una chiesa locale possa testimoniare onestamente che una persona “invisibile” stia correndo fedelmente la propria corsa? Se dei membri ci avessero lasciato e non fossero andati in nessun’altra chiesa evangelica, come faremmo a dimostrare che sono stati con noi? Non sapremmo con certezza se queste persone “disimpegnate” siano dei credenti, ma potremmo semplicemente non essere in grado di affermarlo. Non dovremmo dire che sappiamo che stanno andando all’inferno, ma non potremmo dir loro che sappiamo che stanno andando verso il Cielo.

Un’appartenenza che abbia senso

Per praticare criteri biblici di appartenenza, una chiesa non deve essere perfetta, ma basta soltanto che sia onesta. Non

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