- | }} Immagino la confusione dei Corinzi. Erano dunque santificati... o contaminati? In realtà, erano entrambi, e così anche noi. Per spiegare questo, concedetemi una piccola parentesi.<br>Il regno di Dio è sia “adesso” che “non ancora”. E' al presente per certi aspetti e al futuro per altri. Il Nostro Signore è venuto proclamando e dimostrando che il regno (o la regola) di Dio avesse intersecato la storia umana : “Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio” (Luc 11, 20). Ciononostante, il regno di Dio non è giunto nella sua totalità. Ciò non avverrà prima del ritorno al potere di Gesù, quando si piegherà ogni ginocchio e quando ogni lingua confesserà che Egli è il Signore. Fino ad allora, senza negare la realtà presente del regno di Dio, preghiamo con fervore “Venga il tuo regno” (Mat 6, 10).<br>{{LeftInsert|'''Medita su 1Gi 3, 2-3.''' Quale impatto dovrebbero avere i nostri pensieri del “non ancora” sull'“adesso”?}} Visto in questo modo, il regno di Dio è paragonabile alle nostre singole vite. Dio, attraverso il suo meraviglioso lavoro di santificazione, ci ha dichiarati giusti. Il nostro stato legale davanti a lui è cambiato. La faccenda è stata risolta una volta per tutte nell'alta corte dei cieli. Ma da questa parte del cielo, però, la nostra trasformazione è un progetto in corso. Il processo di santificazione mi occupa personalmente come cristiano, ma in quanto pastore mi fornisce tantissimo lavoro.<br>Dunque, otteniamo la vittoria in Cristo, oppure no? Siamo vincitori o vinti? Oscar Cullman suggerisce un'analogia con la Seconda Guerre Mondiale che penso può aiutarci a capire la contraddizione apparente. <br>La storia ricorda due giorni importanti verso la fine della Seconda Guerra Mondiale : il D-Day e il Giorno della Vittoria in Europa. Il D-Day si riferiva al 6 giugno del 1944, quando le forze alleate atterrarono sulle spiagge della Normandia in Francia. Si trattò di un momento decisivo per la guerra; una volta l'atterraggio effettuato con successo, il destino di Hitler fu segnato. La guerra era essenzialmente finita. Eppure, la vittoria completa in Europa (Giorno della Vittoria) non arrivò prima del 7 maggio 1945, quando le forze tedesche si arresero a Berlino. Quest'intervallo di undici mesi viene ricordato come uno dei periodi più cruenti della guerra. Sorsero delle battaglie campali in Francia, in Belgio e in Germania. Sebbene sia stato ferito mortalmente il nemico, non soccombette immediatamente.<br> La croce era il nostro D-Day. Quel giorno, Gesù Cristo nostro Signore morì per rompere le catene del peccato del suo popolo. Fummo giustificati sulla base della sua morte e resurrezione. Ma la vittoria finale aspetta il ritorno di Cristo. Non ci sono dubbi sull'esito della faccenda. Tuttavia ci ritroveremo ancora coinvolti in schermaglie e battaglie fino a quando non apparirà il Signore nella sua gloria per vincere per sempre le forze oscure. <br> Se la teniamo a mente, questa distinzione può risparmiarci tanto sconforto. Se la battaglia fa furore, la guerra non è ancora stata vinta. Essere coscienti del lavoro portato in porto da Cristo per noi è essenziale per il morale nella nostra ricerca di santificazione. Dobbiamo studiare e meditare sulla grande dottrina di santificazione finché essa non sprofondi nella nostra coscienza.<br>A qualcuno serve il collutorio?<br>Pur essendo pienamente giustificati in Cristo (D-Day), non siamo in nessun modo pienamente santificati (Giorno della Vittoria). Alcune persone non sono riuscite a capire questo fatto.<br>L'insegnante di religione Ern Baxter racconta di un incidente che è avvenuto durante il Movimento della Seconda Pioggia, alla fine degli anni quaranta. Un insegnamento eretico, chiamato “i figli manifesti di Dio” era emerso. Si trattava essenzialmente di una dottrina che prometteva una santificazione totale nel corso di questa vita. Nella sua forma estrema, vi era inclusa la credenza che un'élite spirituale avrebbe ricevuto dei corpi glorificati prima del ritorno di Cristo.<br>Alla fine di un'assemblea durante la quale predicò Baxter, diversi figli (e figlie) manifeste entrarono nel fondo della sala vestiti con abiti bianchi. Una volta terminata la predica di Baxter, avanzarono per porsi davanti al pubblico e tentarono di accaparrarsi dei discepoli per la loro dottrina di assoluta perfezione. Così racconta la storia : “La donna che faceva loro da capo aveva un gran bisogno di collutorio. Non è il tipo di perfezione alla quale aspiro. <br>Più comuni ancora del resoconto di Baxter sono le situazioni che risultano da una visione superficiale e semplicistica della santificazione.<br>
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- | <br>'''-J.I. Packer'''}}Ricordiamoci che la colpa del peccato è stata già assolta attraverso la giustificazione, come spiega Anthony Hoekema; la santificazione rimuove l'inquinamento del peccato:<br>'Con la parola colpa intendiamo lo stato di meritare una condanna o di essere passibile di punizione perché la legge di Dio è stata violata. Nella giustificazione, che è un atto dichiarato di Dio, la colpa del nostro peccato è tolta sulla base del lavoro di espiazione di Gesù Cristo. Con la parola inquinamento, tuttavia, vogliamo significare la corruzione della nostra natura come risultato del peccato e che, a sua volta, produce ulteriore peccato. In seguito alla Caduta dei nostri primi genitori, siamo nati tutti in uno stato di corruzione; i peccati che commettiamo non derivano solo da quella corruzione, ma vi si aggiungono. Nella santificazione, l'inquinamento del peccato è in corso di eliminazione (anche se non verrà completamente rimosso prima della vita che verrà). <br>Nella Bibbia, la santificazione viene anche descritta come una crescita nella santità. Con la parola santità mi riferisco alla devozione a Dio ed al carattere che emerge da tale devozione. La santità comprende amore e desiderio di Dio. Include anche il timore di Dio, ciò che John Murray ha chiamato l' “anima della santità”. Il cristiano, essendo stato liberato dal timore del tormento eterno, teme Dio focalizzandosi non sulla sua collera, ma sulla sua “maestà”, santità e gloria trascendente. Il timor di Dio ha un effetto purificante sul cuore ed è un presupposto all'intimità con Dio.<br>La santità richiede molto di più della semplice moralità o zelo. Sorge da un'unione con Cristo e da una passione al fine di onorarlo. Una persona devota desidera assomigliare al suo Signore per procurargli piacere. Vuole provare ciò che prova Dio, pensare i suoi pensieri e fare la sua volontà. In breve, desidera far sua la personalità di Dio per glorificarlo. Nessuna impresa è più degna di ricevere lo sforzo di un'intera vita : “Esercitati nella pietà, perché l'esercizio fisico è utile a poco, mentre la pietà è utile a tutto, in quanto porta con sé la promessa della vita presente come di quella futura.” (1Ti 4, 8).<br>Sia l'uomo, sia Dio giocano un ruolo chiave nel grazioso lavoro di santificazione. Dio, attraverso la sua grazia meravigliosa, inizia la nostra salvezza e impartisce il desiderio ed il potere di sconfiggere il peccato. In risposta alla sua grazia, e fiduciosi in essa, ubbidiamo al comandamento biblico di “attendere alla vostra salvezza con timore e tremore. E' Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni” (Fil 2, 12-13).<br>Il Nuovo Testamento rappresenta un percorso per una vita santa che è una via di mezzo (anzi, una via superiore) tra legalismo da una parte e permissività dall'altra. Quelle tradizioni religiose che si sono focalizzate troppo sul lavoro eseguito da Dio in noi, senza aspettarsi che quel lavoro risultasse in un desiderio crescente di santità, hanno deviato il loro percorso verso la permissività. “Perché molti, ve l'ho già detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra.” (Fil 3, 18-19). D'altro canto, ci sono coloro che hanno enfatizzato così tanto la parte umana che elevano questa tecnica al di sopra della verità di Dio e finiscono nel legalismo. (Ci sono, ovviamente, diversi sfumature in queste deviazioni).<br>Come attingere alla perfezione<br>{{LeftInsert|'''Medita su Timoteo 6, 11-16.''' Paolo sarebbe stato un sergente istruttore davvero motivante!}}Sento spesso i cristiani fare questa domanda : “Per quanto tempo può andare avanti questo processo di santificazione? Sarò mai liberato completamente dal peccato?”. E' una domanda di particolare rilevanza quando si legge una dichiarazione come quella di Paolo alla chiesa dei Filippesi : “Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti; se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo.” (Fil 3, 15). Gesù lo ha espresso in modo ancor più evidente in un versetto citato precedentemente : “Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.” (Mat 5, 48).<br>Ma Dio si aspetta veramente che noi raggiungiamo la perfezione?<br>Molti sono stati spinti a seguire Dio per il loro desiderio di perfezione. Attraverso la storia umana, poeti e filosofi hanno espresso il desiderio di riconquistare l'innocenza e purezza perdute. I cantautori contemporanei Crosby, Stills e Nash hanno celebrato l'esperienza di Woodstock con una canzone che diceva “Siamo polvere di stelle, siamo fatti di oro, siamo intrappolati nel patto del diavolo. E dobbiamo ritornare al Giardino.”<br>Il problema è che non siamo perfetti, e ne siamo consapevoli. Nel mondo fantastico del cinema, Mary Poppins può descriversi come “Praticamente perfetta sotto ogni aspetto”, non funziona così nella vita reale. E sicuramente non si raggiunge la perfezione attraverso Woodstock.<br>R.A. Muller fa notare che la Scrittura ci dice chiaramente di essere perfetti, e ci dà allo stesso tempo la prova che la perfezione è irraggiungibile in questa vita. E' per noi un vero dilemma. Non siamo liberi di alzare le braccia ed ammettere la sconfitta. Ma non possiamo neppure adottare un comportamento troppo fiducioso nei confronti della perfezione, perché ciò si apparenterebbe di più ad un atteggiamento positivo che alla Bibbia. L'unico modo di risolvere questo dilemma è di comprendere che il Nuovo Testamento vede la perfezione in due maniere diverse.<br>Ciò che Paolo suggerisce ai Filippesi era maturità, non perfezione. Osservate come la Nuova Versione Internazionale traduce il suo commento alla chiesa filippesa : “Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti.” “Perfetti” in questo senso può essere meglio descritto come “coloro che hanno effettuato progressi ragionevoli di crescita e stabilità spirituali.”<br>E' una cosa naturale per ogni bambino di voler essere grande, di voler essere adulto. Ed è vero anche per il credente. Invece di avere un interesse casuale e non ponderato nella crescita, dovremmo lasciare questa chiamata verso la perfezione spingerci in avanti in una ricerca seria al fine di assomigliare a Gesù. L'esempio di Paolo stesso dovrebbe essere un modello per tutti noi : <br>'Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.' (Fil 3, 12-14)<br>Troviamo un secondo uso della parola perfezione nella prima lettera di Paolo ai Corinzi. “Ma quando verrà ciò che è perfetto”, dice, “quello che è imperfetto scomparirà” (1Co 13, 10). In questo senso, la perfezione è un termine strettamente riservato alla Divinità – una perfezione che non si troverà prima del ritorno di Cristo. Il teologo Louis Berkhof preferisce parlare delle perfezioni di Dio piuttosto che dei suoi attributi. Solo Dio non ha colpe. Non importa quanto riusciamo a maturare in questa vita, mai raggiungeremo la perfezione prima del giorno in cui Dio ci renderà perfetto nella gloria.<br>Sette ragioni per colmare il divario<br>In generale, la santità provoca un'impressione negativa. Viene spesso percepita come un'esistenza tetra, piena di difficoltà e priva di gioia. E' considerata come un'autodisciplina condiscendente, quand'è invece un'esperienza piena di felicità. Per concludere, rifiutiamo quest'idea, analizzando alcuni dei tanti benefici e benedizioni che otteniamo seguendo Cristo. Ecco i sette frutti della santificazione:<br>Dio è glorificato. Quando entriamo nella santità, accordiamo valore al fatto che Dio sia reale e magnifico, come lo affermiamo. Paolo ci spiega che le opere buone dei cristiani abbelliscono la dottrina di Cristo (Tit 2, 10). Coloro che negano Dio sono costretti anch'essi ad ammettere la sua esistenza quando il suo popolo segue le sue vie.<br>Comunione continua in questa vita con la Divinità. “Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.»” (Gio 14, 23). Percepire la presenza continua del Padre e del Figlio attraverso lo Spirito Santo è una gioia e un conforto straordinario. E Gesù indica che la sua presenza è pervasa da amore, non è né indifferente, né impersonale. Naturalmente, il suo potere segue la sua presenza, e ci permette di sopraffare gli ostacoli della vita.<br>Compagnia degli altri cristiani. Se camminiamo nell'oscurità, non possiamo godere di relazioni autentiche con altri credenti. “Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato” (1Gi 1, 7).<br>Il Signore promette di darci dei compagni per accompagnarci sulla via della santificazione. Per quanto mi riguarda, ho capito che la verità di Dio abbinata all'esempio del suo popolo è assolutamente necessaria al mio sviluppo spirituale. E quando ho seguito le sue vie, ho sempre avuto entrambi. Per riuscire, abbiamo bisogno gli uni degli altri. La santità e la comunità cristiana sono strettamente legate.<br>Promessa di salvezza. Seppure la nostra salvezza non sia basata sulla nostra ricerca di santità, la promessa di salvezza vi è certamente legata. Nella sua seconda lettera, Paolo esorta i suoi lettori a fornire ogni sforzo per accumulare virtù spirituali, aggiungendo la bontà alla fede e la conoscenza alla bontà fino a quando la padronanza di sé, la perseveranza, la santità, la bontà fraterna e l'amore sono presenti in abbondanza (2Pi 1, 5-9). Ci avverte che quando queste virtù vengono a mancare, si potrebbe dimenticare...<br>..che si è stati purificati dagli antichi peccati. Quindi, fratelli, cercate di render sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione. Se farete questo non inciamperete mai. Così infatti vi sarà ampiamente aperto l'ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo (2Pi 1, 9-11).<br>Evangelismo. Quand'ero giovane e ancora sotto l'impresa del peccato, ho tentato di trovare dei difetti nei cristiani al fine di poter rifiutare il loro messaggio e considerarli come degli ipocriti. Benché non fossero perfetti, non riuscivo tuttavia a trovare nessuna inconsistenza grave. La grande famiglia che venne verso di me con il vangelo mi impressionò non tanto per via delle sue parole, quanto per il suo stile di vita. Il marito amava la moglie, la moglie rispettava il marito, i figli ubbidivano ai loro genitori e erano tutti felici. Non avevo mai visto nulla di simile.<br>E' stato detto che se il mondo non segue la sua Bibbia, certamente segue i suoi cristiani. Dio usa le persone devote per raggiungere gli altri. Non perfette, ma devote.<br>Comprensione, saggezza e conoscenza. Questi tesori sono alla portata di coloro che cercano Dio senza riserve (Pro 2, 1-11). Sono sottratti da coloro che usano il disprezzo, dai ribelli, dai folli.<br>Vedere Dio. La Scrittura ci dice: “Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore” (Ebr 12, 14). La piena comprensione di questo versetto rimane un mistero, ma la Scrittura ha molto da dire sulla “visione beata”, ovvero il fatto di vedere Dio. Ciò avverrà dopo il ritorno del Signore, quando ogni nemico sarà stato sconfitto e quando saremo completamente santificati. A quel punto, la nostra visione di Dio sarà continua ed intensa, senza la distrazione o la confusione provocata dal peccato. Allora avremo una vera conoscenza di noi stessi, come siamo realmente e come veniamo percepiti. La nostra conoscenza di Dio non sarà però mai completa, in quanto continuerà sempre a rivelarci gradualmente la sua persona infinita e magnifica.<br>“Beati i puri di cuore,”, dice Gesù, “perché vedranno Dio” (Mat 5, 8). Quest'illuminazione costante della sua grandezza e bontà è senz'altro la maggior meraviglia che possa derivare da una vita di santità.<br>Come potete vedere, ci sono moltissimi buoni motivi per richiudere il divario tra le aspettative di Dio e la nostra esperienza propria. Siamo stati creati per dividere la sua santità – non solo nei cieli, ma qui sulla terra. Piano piano, possiamo imparare a superare il peccato e vivere in un modo che rifletta progressivamente la gloria e la personalità di Dio.<br>In questo primo capitolo, abbiamo tentato di stimolare il vostro appetito per la santità. Con il capitolo Due, cercheremo di costruire la struttura biblica necessaria alla realizzazione di una vita santa – e felice.<br>Discussioni di gruppo<br>1.Che tipo di sintomi presenta colui che è imprigionato nella trappola del divario?<br>2.Un certo divario tra le aspettative di Dio e le nostre azioni è inevitabile. Ma se esso diventa troppo grande, diventiamo degli ipocriti. Dov'è il limite?<br>3.Come può la santificazione essere storia passata e allo stesso tempo speranza per il futuro?<br>4.Il timore del Signore, dice l'autore, è “un presupposto all'intimità con Dio”. (pagina 7) Che cosa intende?<br>5.In quale misura il cristiano maturo dev'essere libero dal peccato?<br>6.Adesso che avete finito questo capitolo, come spieghereste Matteo 5, 48 ad un cristiano appena convertito?
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